Di favole e macchine - La storia di Emet
Favola dell'argilla e della parola, della vita, della morte e sì, anche dell'IA.
Praga, dalle parti del 1588. Una notte.
Il primo colpo li aveva svegliati. Il secondo, terrorizzati. Rannicchiati nel buio, Jacob e la sua famiglia ascoltavano il suono dell'odio che circondava la casa.
Le stesse grida. Le stesse torce. La stessa feccia ubriaca del mattatoio, con i grembiuli rigidi di sangue secco e le mannaie in pugno. Urlavano il nome di Jacob. Usuraio. Infedele. Assassino di Cristo.
La lama colpì di nuovo la porta e una scheggia volò all'interno. Un altro colpo. E un altro ancora. La serratura stava per cedere. Jacob stringeva il manico del suo martello da calzolaio e sapeva che non gli sarebbe servito. Avrebbero fatto a pezzi lui, sua moglie e i loro figli. Avrebbero fatto anche di peggio, come era successo dai Goldberg due notti prima. E poi avrebbero bruciato tutto.
La porta si spalancò.
Tre uomini dentro, accecati per un istante dal buio della stanza. Il primo aveva un'ascia. Dietro, gli altri ridevano. E poi il suono dei passi. Lenti.
L'uomo con l'ascia si voltò. Un'ombra riempì il riquadro della porta d’ingresso. Immensa. Gli occhi spenti che inghiottivano la luce.
L'uomo rise una risata strozzata dall'alcol. Sollevò l'ascia. “Levati di mezzo, ammasso di merda!”
La creatura mosse un braccio. La mano, grande come un badile, si chiuse sul polso dell'uomo. Crack!
L'ascia cadde a terra e l'uomo urlò, ma l'urlo si spense subito quando l'altra mano del colosso gli si chiuse sulla testa. Di nuovo Crack!, ma più umido.
La creatura lasciò cadere il corpo e avanzò nella stanza, calpestando il cadavere. Gli altri due erano paralizzati dal terrore. Uno provò a fuggire. Il colosso non lo inseguì. Allungò semplicemente un braccio e lo spinse contro il muro di pietra. La testa dell'uomo colpì le pietre con un tonfo sordo. Crack! Scivolò a terra, inerte, lasciando una scia di sangue, capelli e cervello sul muro.
Il terzo riuscì a uscire nel vicolo, gettò la torcia e corse via urlando.
La creatura si fermò al centro della stanza. Non guardò i corpi. Non guardò la famiglia nell'angolo vicino al camino quasi spento. Rimase immobile, in attesa del prossimo ordine.
Ancora a Praga. Sempre dalle parti del 1588.
L’ammasso di fango non era un demone malvagio, ma una soluzione difensiva.
Cinque anni prima, l’imperatore Rodolfo d’Asburgo aveva trasferito la corte da Vienna a Praga, facendo della città la capitale del Sacro Romano Impero. L’imperatore era anche un appassionato studioso di esoterismo e da tutta Europa accorsero in città astronomi, astrologi, alchimisti, maghi e ciarlatani. Solo per fare qualche nome: Giordano Bruno , Tycho Brahe, Johannes Kepler, John Dee, Edward Kelly e Michael Sendivogius.
Rodolfo era più interessato all’alchimia e all’occulto che alle persecuzioni religiose e sotto il suo regno la comunità ebraica godette di una certa pace. Ma solo per il favore del sovrano e non per vera accettazione da parte della popolazione.
Gli ebrei vivevano sotto una costante spada di Damocle: l’accusa del sangue. Bastavano la sparizione di un bambino, il sermone inferocito di un prete cattolico o un anno cattivo per i raccolti per far divampare di nuovo la violenza. La paura non era solo per ciò che poteva accadere, ma per ciò che era già accaduto e che poteva ripetersi, come nel tremendo pogrom di Pasqua del 1389, quando vennero linciati e assassinati più di due terzi della comunità ebraica della città.
La paura era una condizione di vita. E da questa paura scaturì la decisione del rabbino Judah Loew ben Bezalel.
E no, la decisione non fu di pregare più forte. Se l'uomo non poteva proteggere il suo popolo, forse poteva farlo qualcosa creato da lui. Qualcosa che non avesse sentimenti e quindi non conoscesse la paura.
Andò sulle rive del fiume Moldava. Prese l'argilla, lo stesso fango da cui ogni uomo era stato creato e mormorando le formule necessarie, plasmò la forma di un gigante senza voce.
Ma il fango e le formule di Sefer Yetzirah non potevano bastare. Serviva la scintilla, la parola che piega al proprio comando la realtà. La parola che il rabbino scelse non fu "vita" o "forza".
Fu אמת
. Emet. Verità.
E fu una scelta terrificante. La parola ebraica Emet (אמת) è un capolavoro simbolico: è composta dalla prima lettera dell'alfabeto (Aleph, א), da quella centrale (Mem, מ) e da quella finale (Tav, ת). È il "sigillo di Dio", l'idea che la verità contenga il tutto.
Il rabbino scrisse la parola su una piccola pergamena che infilò in bocca al Golem e con questo atto non gli diede un'anima, ma gli impose una realtà. Dichiarò “vero” qualcosa che non lo era, creando una verità senza cuore, un'esistenza basata su un costrutto linguistico. E se questo non vi ricorda qualcosa…
Il gigante d'argilla si alzò. E aprì gli occhi. E gli occhi rimasero vuoti. La parola aveva generato la vita. O qualcosa che le somigliava.
Ancora a Praga. Ancora nel 1588. Un brutto venerdì.
Secondo la legge ebraica, nessuno deve lavorare durante lo Shabbat, il giorno del riposo, che inizia al tramonto del venerdì. Per evitare che il Golem violasse questo precetto, il rabbino Loew lo disattivava ogni venerdì sera, rimuovendogli dalla bocca lo shem, la pergamena che gli dava la vita.
Ma un venerdì, se ne dimenticò.
Lasciato “acceso” ma senza ordini da eseguire, il Golem cadde nel caos. Iniziò a scatenare il panico per le strade del ghetto, distruggendo tutto ciò che incontrava, sradicando alberi, abbattendo muri e uccidendo gli stessi abitanti che avrebbe dovuto proteggere.
Non era malvagio, era solo senza guida e senza scopo. Era uno strumento lasciato in funzione, senza operatore. Molto pericoloso.
Rabbi Loew doveva fermarlo. Certo, fermare un gigante d’argilla inferocito può sembrare un’impresa più da Superman che da rabbini, ma la soluzione fu meno difficile di quanto si possa pensare.
Riuscì ad avvicinarsi al Golem e perché la disattivazione fosse perenne, cancellò la prima lettera dalla parola Emet (אמת
). Rimase solo Met (מת
). Morte.
Ogni verità contiene in sé la propria negazione. Ogni creazione porta con sé il codice della propria fine.
Il Golem si fermò e crollò a terra. Poco dopo, al suolo c’era solo un cumulo di argilla umida.
Dove vuoi tu. Oggi.
C’è un modo sicuro per capire dove stiamo andando: guardarsi indietro. A volte, molto indietro. Le voci di miti e leggende sono antiche, ma non hanno mai smesso di parlarci.
Quella di Rabbi Loew e del suo Golem mi è parsa perfetta per iniziare quella che spero diventi una piccola antologia. Oggi la nostra argilla è fatta di dati e la parola che crea è prompt.
Non la scriviamo su una pergamena, la scriviamo in una casella di testo. “Crea l’immagine di una città sommersa.” “Scrivi una poesia d’amore.” “Riassumi questo testo.” Diamo un comando. E il Golem obbedisce.
Costruisce mondi. Assembla frasi. Dipinge con una luce che non esiste. Come il suo antenato di Praga, è nato da una necessità. Gli scopi e gli operatori non mancano.
Lavorano anche di Shabbat.
Cosa potrebbe mai andare storto?
Nota in calce e sitografia consigliata
Come tutte le leggende migliori, anche quella di Rabbi Loew e del suo Golem ha radici lunghe e molto intrecciate. Dei golem in generale si trova traccia già nella Bibbia (Salmo 139), ma quello di Praga fu raccontato dal rabbino Yehudah Yudel Rosenberg (1860 – 1935) che lo fece conoscere al mondo, affermando di avere trovato e tradotto un manoscritto vecchio di 300 anni.
Il manoscritto non aveva 300 anni e Rabbi Rosenberg non lo aveva trovato. Lo aveva scritto.
L'accusa del sangue è uno dei più vecchi archetipi antisemiti, secondo il quale gli ebrei berrebbero sangue umano, specie quello di bambini, per scopi magici. L’infamia ebbe origine nel 1144 in Inghilterra e poi si diffuse durante il Medioevo e per tutta l’età moderna, causando innumerevoli uccisioni di ebrei. In epoca contemporanea venne ripresa nella Germania nazista, in Polonia, nel mondo arabo-islamico e, successivamente, nelle ideologie complottiste.
Ebbe così tanto “successo” che nella Seconda Repubblica di Polonia l'associazione studentesca della facoltà di medicina chiese di non permettere agli studenti di ebrei di partecipare alle lezioni di anatomia in cui venivano esaminati cadaveri di cristiani.
L'accusa è stata usata fino a tempi recentissimi come nel caso del pogrom di Kielce del 1946.
🤣🤣🤣🥰
Penso ci sia una notevole differenza fra il "golem" e la A.I. anche se alcune similitudini potrebbero esserci.
Il " golem" è uno "strumento", la A.I. è una "specie".
Lo "strumento" non può evolversi, la "specie" si.