Ma...
Lettera aperta ai miei studenti sul perché sono filo-israeliano e perché sento la necessità di dirlo apertamente.
Cari studenti ed ex-studenti,
Posso dirmi vecchio e fortunato: tutta la vita che ho vissuto sino ad oggi, l’ho vissuta in pace. Lungo questo sentiero di pace non ho mai affrontato giorni così vicini alla Terza Guerra Mondiale come quelli che stiamo vivendo.
Il mondo pare andare in fiamme e le scintille risalgono a millenni fa. Problemi molto complessi lo sono divenuti ancora di più e le soluzioni che reclamano non possono essere né semplici, né veloci.
Di certo, non potranno costituirsi dell’ottusità di cui si compongono i post e i meme che infestano i feed dei miei (e dei vostri, immagino) social media, tutti intenti a puntare l’indice con granitica certezza su chi sia nel giusto e chi nell'errore.
Una lapidazione rabbiosa sulla pubblica piazza mondiale che quasi sempre esordisce con il preludio: "Non sono antisemita, ma...".
Ho fatto un rapido conto: tra Facebook, Instagram, Linkedin, Substack, Twitter e YouTube, i miei follower sono circa 1200. Una cifra che va comunque riportata a 400/450 circa se invece di follower, parliamo di individui, visto che molti mi leggono anche su diverse piattaforme. Di questi 400/450 individui che più o meno conosco e che leggono e che scrivono, solo tre sono su posizioni di sostegno a Israele.
3 su 450.
Questo plateale squilibrio che, a quanto riesco a vedere, si riflette anche sulle bacheche altrui, mi ha indotto a scrivervi pubblicamente. In un panorama digitale così polarizzato, offrire all’intelletto e alla capacità critica di chi avrà voglia di leggere una pluralità di prospettive non è un esercizio dialettico. Almeno per me, come docente, è un dovere etico.
Il primo invito che vorrei fare a tutti voi è quello di mettere subito in dubbio ogni vostro convincimento, specie quelli che avvertite come più incrollabili. Dello stesso granito di cui si compone ogni estremismo si componeva il no che papa Urbano VIII, nel 1624 (credo…) oppose a Galileo Galilei che lo invitava a guardare nel telecopio per rendersi conto che la Terra girava intorno al Sole e non viceversa.
Essere uomini del dubbio non significa scegliere l’inazione dell’Asino di Buridano1 ma, al contrario, scegliere la fatica terribile di un pensiero critico incessante. Raramente, questo genere di pensiero è amato da folle che trovano più glorioso concedere il proprio cervello in comodato d’uso. Pensare e restare critici significa innanzitutto essere soli. O in pochi. Pochissimi… una percentuale di 3 su 450 a dir tanto : )
Ora, qualche cifra molto approfonditamente verificata e di cui potete trovare riscontro attraverso la sitografia alla fine di questo scritto.
Il regime della Repubblica Islamica dell'Iran, insediato con la Rivoluzione del 1979, ha imposto un sistema teocratico che ha sistematicamente represso le libertà individuali e i diritti umani. La sua ferocia si è manifestata in particolare nei confronti di donne, minoranze sessuali, artisti e dissidenti politici. Secondo Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani:
Donne: la legislazione iraniana impone restrizioni per noi inconcepibili. Nel 2023, la pena di morte è stata applicata a diverse donne per reati legati alla pubblica morale. Le donne subiscono discriminazioni legalizzate in ogni settore sociale e professionale. Ogni anno, migliaia di donne vengono arrestate o sanzionate per non aver rispettato il codice di abbigliamento obbligatorio.
Omosessuali: l'omosessualità è illegale e punibile con la fustigazione o la pena di morte. Dal 1979, si stima che tra 4.000 e 6.000 persone LGBTQ+ siano state uccise in Iran per reati legati alla loro identità sessuale o di genere.
Artisti e Dissidenti: la libertà di espressione è inesistente. Centinaia di giornalisti, artisti, attivisti e avvocati per i diritti umani sono detenuti, spesso con accuse di "propaganda contro lo Stato" o "azioni contro la sicurezza nazionale". Le esecuzioni sono tra le più alte al mondo in rapporto alla popolazione, con oltre 834 persone giustiziate nel solo 2023, molte delle quali per reati non violenti o per proteste anti-regime. Il governo impone un rigido controllo su internet e sui media, bloccando l'accesso a numerosi siti web e piattaforme social. E questo non è limitato a quella sventurata terra. Su Salman Rushdie la prima fatwa la lanciò Komheini stesso. E di Theo Van Gogh, ucciso per aver girato un film sulla condizione della donna nei regimi mussulmani, qualcuno se ne ricorda?2
Lo Stato di Israele è stato fondato nel 1948 ed è una democrazia parlamentare multipartitica che offre:
Diritti delle Donne: Israele è stato uno dei primi paesi al mondo ad avere una donna come Primo Ministro, Golda Meir, in carica dal 1969 al 1974, come quarto premier dalla fondazione. Le donne godono di pieni diritti civili, inclusa l'uguaglianza legale, e sono presenti in ogni settore della società, dall'esercito alla politica, dall'economia alla scienza. Le leggi israeliane contro la discriminazione di genere sono tra le più avanzate al mondo.
Diritti LGBTQ+: Israele è riconosciuto come il paese più progressista del Medio Oriente per i diritti LGBTQ+. Le unioni civili sono riconosciute e tutelate e le persone LGBTQ+ possono servire apertamente nell'esercito e godono di ampie protezioni legali contro ogni forma di discriminazione. Tel Aviv è celebre per la sua vivace e assai tollerante scena LGBTQ+.
Libertà di Espressione e Arti: la libertà di espressione è garantita dalla legge. La scena artistica e culturale è dinamica e pluralista, con un'intensa produzione in campo musicale, cinematografico, teatrale e letterario. Esistono una stampa libera e una robusta dialettica politica e sociale. Le proteste pubbliche sono un elemento costante della vita democratica.
Vorrei raccontarvi che Israele è un paese bellissimo, dove spero di poter tornare presto, e gli israeliani sono fantastici (con le dovute eccezioni, come ovunque), ma questi sono fatti privati.
Spero che queste poche righe possano agire almeno un po’ come adeguato contro-veleno all’intossicazione main stream di questi giorni. Non per tirarvi su un’altra riva, ma solo nella speranza che almeno a qualcuno, un dubbio, solo un dubbio, venga. Andare in piazza per i diritti LGBTQ+, gridando slogan contro Israele significa non avere il bene dell’intelletto ed essere anche ignoranti come capre. Cercate di essere qualcosa di meglio.
E guardate alla Storia. Le guerre accadono. Sarebbe meglio se non ci fossero, ma succede e quando succede, succede. E chi c’è dentro deve scegliere.
Se non ci fosse stata una guerra, oggi l’Europa sarebbe nazista.
Vi auguro di essere fortunati quanto me e di vivere a lungo in pace e, per concludere come ho iniziato: non amo la guerra ma… questa spero la vinca Israele.